lunedì 10 ottobre 2011
Taxi ad olio (di frittura)
Sono tutti e due inglesi che più inglesi non si può. Tutti e due emblemi riconosciuti della capitale britannica. Ma, adesso, hanno qualcos’altro in comune. Fish and chips e london cabs. Ovvero, il famoso (famigerato, giurano molti) piatto di pesce e patatine fritte e i classici taxi neri di Londra. Ebbene, la novità è che, dopo aver sfamato generazioni di londinesi, il fish and chips ha iniziato ad alimentare anche chi quei londinesi porta a spasso da decenni. I london cabs, appunto.
Come potete leggere qui, qualcuno ha trovato il modo di convertire l’olio di frittura dei ristoranti in biodiesel per far marciare i taxi.
Mentre, per molti motivi, utilizzare terre arabili per coltivarci piante adatte a produrre biocarburanti è quasi sempre una pessima idea (soprattutto se quelle piante potrebbero essere direttamente usate per l’alimentazione, come il mais: per maggiori dettagli, date un’occhiata su questo blog al post “Il cibo nel motore”), sfruttare un prodotto di scarto dà senz’altro una marcia in più. Soprattutto se contribuisce a risolver un altro problema: ogni anno, la Thames Water, società che si occupa dei servizi idrici a Londra, spende 12 milioni di sterline per liberare le fognature dagli ingorghi. Causati, quasi sempre, dal grasso degli oli usati. Oltretutto, anche la glicerina che si ricava convertendo l’olio in biodiesel viene riutilizzata, per fare saponi.
Per il momento, sono solo due le aziende che a Londra producono biodiesel con l’olio di frittura (“chip fat oil”). Servirebbero più incentivi fiscali e più attenzione da parte delle case automobilistiche. Ma se si pensa che, in Cina, si producono ogni anno circa 60 milioni di tonnellate di olio di frittura (spesso riutilizzato per friggere di nuovo, con effetti deleteri sulla salute), i margini di crescita non mancano di sicuro. E poi, come dice lo slogan di una delle aziende produttrici “non è una soddisfazione sapere che il carburante della tua auto era già servito per friggerti le patatine?”.
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