venerdì 19 agosto 2011

La dieta Pollan


L’estate sta finendo. E, con essa, finirà una delle ricorrenti torture di stagione: la prova costume. Con annessa processione di diete, consigli utili ed esercizi per dimagrire. Che siate riusciti o no a far superare al vostro corpo lo stagionale tributo alla società dell’apparire, non è mai troppo tardi per dedicarsi un poco all’essere. Insomma, per pensare ad una dieta che ci faccia davvero stare meglio. E faccia magari star meglio anche il pianeta.
Perché, ci abbiate mai pensato o no, il modo in cui mangiamo cambia in mondo in cui viviamo. Giusto per fare un esempio, se pretendiamo di mangiare carne tutti i giorni, ci saranno sempre più allevamenti intensivi, sempre più cerali e soia verranno usati non per sfamare gli umani, ma per ingrassare polli, manzi e maiali, sempre più nitrati finiranno nelle acque di fiumi e mari e via dicendo. Wendell Berry, poeta-contadino americano, scriveva già nel 1989: “Chi consuma cibo deve rendersi conto che l’atto di mangiare ha luogo inevitabilmente nel mondo, che è inevitabilmente un atto agricolo e che il modo in cui mangiamo determina in misura considerevole il modo in cui si usa il mondo”.
Per usare bene (o almeno un po’ meglio) il mondo e fare, allo stesso tempo, del bene a noi stessi, eccovi allora una dieta buona per tutte le stagioni. La copio, spudoratamente, da un libro: “In difesa del cibo” (edito da Adelphi) del giornalista americano Michael Pollan (del quale, se avete un minimo di interesse per quel che vi finisce nel piatto, dovreste assolutamente leggere “Il dilemma dell’onnivoro”). La regola aurea di Pollan sta tutta in una sola frase: eat food, not too much, mostly plants. Tradotto: mangiate cibo, non troppo, principalmente vegetali. Che non sia salutare (e nemmeno tanto morale) mangiare troppo e che i cibi di origine vegetale abbiano meno impatto sul pianeta di quelli di origine animale (per dirne una, servono oltre 15 mila litri d’acqua per produrre un chilo di carne di manzo, solo 1.600 per un chilo di pane e 2.500 per un chilo di riso) è abbastanza risaputo.
Quel che forse vi sorprenderà è il primo consiglio: “mangiate cibo”. Suona ovvio, giusto? Il fatto è che Pollan distingue fra il “vero cibo” e quelle “sostanze simil-alimentari” che ormai popolano gli scaffali di ogni supermercato. Cibo in tubetti, in scatola, disidratato, liofilizzato, pronto da infilare nel microonde, da sciogliere in acqua o far saltare in padella. Con un elenco di ingredienti da mettere in difficoltà uno studente di chimica.
I consigli che Pollan dà per riconoscere il vero cibo dal resto sono spassosi, ma non vanno presi sul ridere. Eccone qualcuno: “Non mangiate nulla che la vostra bisnonna non avrebbe riconosciuto come cibo”. “Non mangiate niente che sia incapace di marcire”. “Evitate i cibi che proclamano effetti salutistici”. “Evitate i prodotti alimentari con ingredienti che siano: 1) non familiari; 2) impronunciabili; 3) in numero superiore a cinque; 4) includano lo sciroppo di glucosio”.
Se volete capire meglio le ragioni di questi consigli, vi toccherà leggervi il libro. Nell’attesa, c’è però qualcosa che potete fare subito: la prossima volta che tornate dal supermercato con la spesa, controllate quanto di quel che avete comprato rientra nei criteri di Pollan. Meno è, più avete urgente bisogno di una dieta di “vero cibo”.

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